Nonostante siano passati più di tre anni da quando Derek Powazek si chiedeva «cosa diavolo fossero», sembra che il concetto di blog o weblog non sia ancora molto chiaro. Forse anche perché molti rimarrebbero delusi dal sapere che si tratta semplicemente di pagine contenenti post (brevi interventi) in ordine cronologico inverso (il più nuovo è quello che occupa lo spazio più in alto nella home page, e gli altri seguono via via più in basso). Esatto, niente «fenomeno» né «rivoluzione» dunque – nonostante la stampa di mezzo mondo si sia affrettata a cercare una nuova etichetta per questo modo di usare il Web; soltanto cari vecchi siti che fanno tesoro di idee talmente banali da risultare quasi ovvie: sii conciso, aggiorna spesso, guarda fuori dal tuo orticello… In realtà, però, i blog hanno effettivamente cambiato qualcosa nel nostro modo di vedere e utilizzare Internet, e lo hanno fatto su vari versanti.
In primo luogo, non è mai stato così facile pubblicare qualcosa online come ora. Basta un browser, una connessione a Internet e un po’ di tempo per aprire un account su Blogger, Xanga o Diaryland, e cominciare a scrivere quello che ci passa per la testa (dandogli un indirizzo permanente e universale, comunemente definito permalink, contrazione di permanent link).
Questo modo di scrivere, alla portata di tutti e con contenuti universalmente raggiungibili tramite un Url unico, rispecchia l’idea originale di Web nella mente del suo creatore, Tim Berners-Lee. Nel 1997 scriveva che il Web era stato progettato per essere uno spazio universale d’informazioni e che la sua forza sta soprattutto nella possibilità di collegare qualsiasi pezzo d’informazione accessibile sulla Rete. E i weblog hanno cambiato il Web proprio riportandolo nella sua direzione originaria, quella di uno spazio universale d’informazioni che vengono da milioni di voci: non ci sono cifre ufficiali, ma se pensiamo che il solo Blogger – un popolare strumento per creare blog – ha più di mezzo milione di utenti, e che ci sono almeno altri quattro o cinque strumenti con una diffusione simile, possiamo farci una seppur vaga idea delle proporzioni della questione.
In secondo luogo i weblog hanno creato nuovi spazi per la discussione, i quali hanno permesso la creazione di comunità virtuali di forte rilievo come Slashdot, Kuro5hin o Meta Filter. Le discussioni in queste comunità solitamente partono da link ad articoli o risorse presenti in Rete, facendo rinascere una sana passione per la navigazione online e la scoperta d’informazioni di valore. Non solo, ma a fianco di queste enormi community i weblog hanno anche permesso la nascita di comunità più raccolte, spesso costruite intorno a piccoli gruppi di persone con interessi o problematiche comuni, come l’italiana (nonostante il nome) The Hub.
In terzo luogo i blog hanno – almeno in parte – riaperto dibattiti e favorito innovazioni in ambiti che prima riguardavano pochi «visionari» del Web e che ora sono invece a disposizione di molte più persone. Si pensi a Xml e all’utilizzo del suo dialetto Rss per l’interscambio d’informazioni tra i siti di news, funzionalità che ormai hanno quasi tutti gli strumenti di blogging; a Xml-Rpc e Soap per la comunicazione tra applicazioni e l’interazione di varie piattaforme nei Web service, che ci permette di aggiornare il nostro weblog da computer cellulari, palmari, applicazioni desktop e anche dalla – cara vecchia - command line di Unix; a Rdf e alla visione di un Web semantico, che si traduce in metadati associabili a un determinato post; all’architettura dell’informazione di un sito e alla categorizzazione dei suoi contenuti, che aprono tutta una serie di implicazioni sulla archiviazione delle informazioni e sui loro possibili utilizzi nel futuro.
Ipotizziamo uno scenario plausibile nelle condizioni attuali della Rete: Gino, che è un appassionato di cucina, vuole appuntarsi le ricette e sentire che cosa ne pensano gli altri. Scopre questa cosa chiamata weblog e pensa che potrebbe essergli utile. Così, semplicemente, comincia a scrivere sul Web le sue scoperte culinarie, giorno dopo giorno. Tra le altre cose, Gino scrive la ricetta di un’ottima pasta con le zucchine. Che cosa succede, però, se Bruno – che non conosce assolutamente Gino ma che condivide con lui la passione per la cucina – si trova un pacco di pasta e delle zucchine in frigorifero, ma non sa come cucinarli? Allo stato attuale delle cose, l’unico modo che avrebbe Bruno per salvare le sue zucchine dalla marcescenza, sarebbe di cercare su un motore di ricerca e incontrare il weblog di Gino tra i vari altri link che rispondono alle parole chiave «pasta+zucchine».
Lasciando perdere i deliri culinari di Gino e Bruno, è chiaro che ha poco senso un sistema in cui i blog rimangono «isole» collegate al resto del mondo solamente tramite il ranking di un motore di ricerca (e inoltre non darebbe alcuna soddisfazione al nostro amico Gino).
E proprio a questo si sta lavorando ora nell’ambiente dei content management system e dei servizi per weblog: la creazione di connessioni tra i vari siti, e in particolare tra le varie unità di contenuti all’interno dei vari siti. In altre parole, serve una «colla» che tenga insieme tutta la mole d’informazioni messe in Rete dai vari blog, facendola uscire dallo stato di brodo primordiale in cui versa per trasformarla in una collezione strutturata d’informazioni.
In questa direzione non mancano i tentativi di organizzazione: Daypop, un motore di ricerca che permette di restringere le proprie ricerche ai soli weblog; Weblogs.com e Blo.gs, che segnalano gli aggiornamenti dei vari blog in un’unica pagina, anch’essa in ordine cronologico; BlogDex che tramite un’analisi dei link di un sito riesce a ricostruire quella che viene definita «rete sociale» di un blog, ossia una lista di altri weblog che puntano agli stessi link del nostro, e che quindi potrebbero avere interessi simili ai nostri; Blogrolling, che aiuta a gestire la lista di blog affini; Bookwatch, che mostra un elenco dei libri più linkati dai weblog mondiali e permette di navigare tra i siti di chi legge gli stessi nostri testi; Blogchalking e Blogmapper, progetti il cui scopo è quello di aggiungere una dimensione geografica ai blog.
Bene, mettiamo che questa faccenda dei weblog vi abbia intrigato e che ora vogliate cominciare a scrivere qualcosa anche voi: come fare? Prima parlavamo di content management system, ossia sistemi che aiutano la gestione dei contenuti di un sito, ma non è strettamente necessario utilizzarne uno. Avete già un sito con una pagina di news? Sapete già scrivere in Html e pubblicare online le vostre pagine? Allora, lo avete già fatto: se volessimo essere puristi considereremmo blog solo un sito in cui le news sono in ordine cronologico inverso, ma possiamo anche essere tolleranti.
Però, se si vuole entrare nella schiera dei blogger, allora conviene dare uno sguardo agli strumenti. Che si conosca tutto o niente di pubblicazione su Internet, che si abbia o meno un proprio server e si sappia o meno come utilizzarlo, ci sono strumenti (la maggior parte dei quali gratuiti) scritti appositamente per aiutare nella gestione del proprio weblog. Nella loro forma più rozza sono piccoli script che gestiscono l’inserimento di post a cui associano data e ora; una volta memorizzato il post, questo viene inserito all’inizio della home page e negli archivi, all’interno di un template personalizzabile.
Cerchiamo ora di dividerli in categorie, a seconda del livello di complessità d’uso e delle loro caratteristiche tecniche. Tenendo presente che il mondo dei weblog si muove abbastanza velocemente e l’innovazione negli strumenti di gestione di questi siti è molto rapida, la nostra lista è destinata ad andare «fuori mercato» nel giro di pochi mesi; comunque, si può fare riferimento a questa risorsa online, confidando nella sua maggiore longevità.
Blogger – è stato uno
dei primissimi strumenti gratuiti a permettere la creazione del
proprio weblog. è completamente basato sul Web e permette di
aggiornare il proprio sito da qualunque computer; tramite il
servizio blog*spot
(anch’esso gratuito), è la soluzione più veloce
per essere in Rete con il proprio blog all’indirizzo
nomescelto.blogspot.com
. Non c’è bisogno
di nulla.
Con Blogger si può anche pubblicare direttamente sul proprio
sito, senza usare blog*spot: basta inserire i dati di Ftp e il
sistema aggiornerà automaticamente le pagine e creerà
un archivio con lo storico degli interventi. Oltre alla versione
base, Blogger ha anche una versione Pro, a pagamento: con questa si
ottiene un accesso preferenziale ai server e tutta una serie di
caratteristiche aggiuntive, dai titoli ai post, alla creazione
automatica di un feed Rss, dalla possibilità di caricare
automaticamente immagini al correttore ortografico integrato. Un
sistema molto simile
è WebCrimson, che ha
un editor di testo un po’ più elaborato e che permette
di creare il blog
all’indirizzo nomescelto.crimsonblog.com
in modo
completamente gratuito. Altri sistemi basati sul Web e con un
database centralizzato
sono Pitas, Xanga.com
e DiaryLand. I principali
vantaggi di questi sistemi sono la massima tranquillità (non
ci si deve preoccupare di nulla, nemmeno del server e il backup dei
dati viene fatto in automatico), e la loro disponibilità in
Rete, in modo da evitare d’installare programmi sul Pc. Di
contro, però, bisogna tenere presente che questi sistemi sono
piuttosto lenti – visto il gran numero di utenti (quasi mezzo
milione per il solo Blogger) – e non permettono di lavorare offline.
Questi strumenti risiedono sul com-puter dell’utente e sfruttano la potenza di calcolo della Cpu senza appesantire un server centralizzato; questo significa che sono generalmente più veloci delle loro controparti online, e permettono maggiore sicurezza nella gestione dei dati, perché sono presenti sia sul Pc utente sia sul server: in questo modo se anche si dovesse spostare un sito intero da un server a un altro sarebbe una questione di minuti ripristinare gli archivi. Inoltre, queste applicazioni desktop hanno molte più funzioni delle alternative Web based. Questa versatilità, però, viene ovviamente pagata dal punto di vista della semplicità d’uso. L’applicazione più recente in questo settore è Radio UserLand che funziona sfruttando il browser per l’interfaccia utente e facendolo dialogare con un server Web locale. Tramite una funzione chiamata upstreaming Radio pubblica sul server automaticamente gli aggiornamenti alle pagine.
Radio è un programma molto sofisticato che permette di dividere i post in categorie, di scrivere degli articoli e di caricare immagini. Inoltre Radio ha uno strumento parallelo, chiamato Radio Community Server, in grado di collegare tra di loro i weblog di molte persone e di compararne gli accessi e l’attività; alcuni esempi sono blogs.salon.com e www.blogs.it. Radio non è solo un tool, ma una vera e propria piattaforma basata su Frontier, un linguaggio di scripting molto potente e integrato con il mondo dei Web Service basati su Soap o Xml-Rpc. A differenza di Blogger e degli altri strumenti sopra indicati, Radio non è gratuito ma costa 40 dollari una tantum, più eventuali altri 40 di abbonamento annuale che comprende l’hosting del sito e gli aggiornamenti all’applicazione. Più o meno dello stesso genere, ma su un livello di complessità inferiore, è CityDesk della Fog Creek Software. Invece di utilizzare il browser come interfaccia utente, CityDesk è un’applicazione «vecchia maniera», che genera file Html e li carica via Ftp sul server. La versione base è gratuita, poi ci sono la Home Edition e la Professional Edition rispettivamente a 79 e 349 dollari.
Se si ha a disposizione uno spazio Web – e non manca qualche conoscenza di linguaggi di scripting per il Web – ci sono vari strumenti che girano su server e mettono a disposizione il controllo di un’applicazione desktop e la comodità di una applicazione Web. Sono quasi tutti gratuiti e di solito hanno alle spalle appassionate comunità di supporto che possono essere preziose guide durante gli eventuali problemi di installazione.
Tra i tanti si distingue Movable Type, un programma scritto in Perl, che offre alcune caratteristiche uniche.
Infatti, oltre alla solita gestione di archivi, template, categorie e commenti, Movable Type ha recentemente introdotto una feature, chiamata TrackBack, che permette di visualizzare all’interno del proprio blog una lista di interventi su altri weblog che parlano dello stesso argomento. Sullo stesso stile di Movable Type c’è Greymatter, sempre in Perl ma più datato. Segnaliamo anche b2/Cafelog, pMachine e Drupal, scritti in Php. Per concludere la panoramica si possono vedere CocoBlog basato su Apache Cocoon e Xindice, e Roller Weblogger, scritto in Java. Questo tipo di strumenti è generalmente consigliato a utenti più esperti, specialmente a quelli a cui piace lavorare direttamente sul codice e fare eventuali aggiunte personalizzate al proprio weblog. Anche in questo caso, tutta la flessibilità e la comodità si pagano in altri modi: innanzitutto l’installazione di questi strumenti è molto più complicata delle loro controparti desktop; inoltre, il database dei post è completamente a carico dell’utente, per cui ci si dovrà preoccupare di pianificare backup e aggiornare l’applicazione (mentre in sistemi «chiavi in mano», come Blogger, non c’è bisogno di aggiornare nulla).
Nell’insieme delle applicazioni Web, una categoria a parte è costituita da quei programmi destinati a creare comunità raccolte intorno a un weblog. Questi strumenti hanno in comune le possibilità di gestire utenti multipli e categorie, di commentare i post inseriti con strumenti molto potenti (a volte veri e propri forum), e grazie alla struttura modulare sono facilmente espandibili. In più, la gestione del workflow editoriale è più matura rispetto a strumenti come Blogger & co.
Esempi di tali applicazioni sono:
Alcune risorse italiane sono:
Come abbiamo visto i blog sono un nuovo e interessante strumento per pubblicare in Rete, e come ogni strumento che si rispetti, non chiede altro che di essere usato in nuovi modi. In Italia i weblog sono arrivati già da qualche anno, ma sono ancora in numero decisamente esiguo; per saperne di più sullo stato della comunità italiana i punti di riferimento sono senza dubbio Bloggando e Blog.it.
Abbiamo volutamente sorvolato la questione dei contenuti: è ovvio che se non si ha nulla da dire un blog non risolverà certo il problema.
È anche vero però che spesso si scopre di avere qualcosa da dire soltanto quando si inizia a farlo.
La pratica della scrittura permette di ordinare i pensieri e collegarli in modi nuovi e creativi, e i sistemi di archiviazione cronologica automatica dei weblog aiutano a tenere traccia del nostro operato, degli interessi, delle scoperte o dei problemi. Tenere un blog quindi, può aiutarci a chiarire meglio ciò che abbiamo in testa e a condividerlo con gli altri. In poche parole, a comunicare meglio.